Sul Monte Soratte, alla scoperta dell'Eremo di Santa Romana con la sua meravigliosa chiesa rupestre
di Maria Serena Patriarca
Un volta che ci si addentra nel fitto della vegetazione, tra peri mandorlini, prugnoli, ginestre, rose selvatiche e olmi campestri, l’unico suono che udirete sarà il cinguettìo di scriccioli, cinciallegre e capinere. Arrivare ai "Meri", circondati da staccionate di legno per via della loro pericolosa profondità, significa assistere ad uno degli spettacoli più maestosi della natura: cavità carsiche profondissime erose dall’acqua nel corso dei millenni, con grotte dove si intersecano tronchi muschiati di alberi che rievocano il paesaggio da fiaba del film “Il Signore degli Anelli”.
I Meri, per la gioia dei geologi, sono fenomeni carsici che formano pozzi profondi ben 86 metri e larghi 20: Plinio il Vecchio li considerava le vie d’accesso al Regno degli Inferi. Proseguendo lungo le indicazioni del sentiero si arriva al suggestivo Eremo di Santa Romana. Qui il campanile diroccato dell’antica chiesa ormai andata in rovina sorge accanto alla chiesa rupestre nella grotta con i bellissimi affreschi (risalenti al XVII secolo) della Vergine Maria e del Crocifisso, che rappresenta il luogo di culto dove si dice sia stata battezzata Santa Romana, nel IV secolo. Proprio in questa grotta, dedicata un tempo lontanissimo a riti pagani, arrivò a soli 10 anni Santa Romana, per ricevere il battesimo da San Silvestro.
La Santa si incamminò poi, da sola, verso la città di Todi. Nelle gole del Forello pose la sua dimora all’interno di una grotta per continuare la vita eremitica, sempre accompagnata, tuttavia, dalla devozione popolare. Non è un caso che Santa Romana abbia intrapreso fin da bambina il suo percorso mistico sul Monte Soratte, considerato “Montagna Sacra” già dai tempi antecedenti il Cristianesimo.
Ultimo aggiornamento: Martedì 26 Maggio 2020, 08:22
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