Ucraina, armi senza farsi coinvolgere: la linea prudente dell’Italia. Mattarella: «Ue minacciata»

Il Capo dello Stato: «Esercito essenziale». L’esecutivo studia il nono pacchetto di aiuti a Zelensky. Il nodo dei tempi

Ucraina, armi senza farsi coinvolgere: la linea prudente dell’Italia. Mattarella: «Ue minacciata»

di Mario Ajello

Armi sì, soldati e soldatesse no: questa la linea del governo. Che condivide naturalmente le preoccupazioni del presidente Mattarella per come si sta mettendo (male) il conflitto in Ucraina. «Nella realtà geopolitica di oggi, le guerre minano la pace e minacciano ormai direttamente le libertà e la sicurezza della stessa Europa». Parole nette queste del Capo dello Stato. Pronunciate spesso in passato, ma adesso in questa fase criticissima vengono ripetute e assumono una forza particolare. Sono contenute in un messaggio al capo di Stato Maggiore dell’esercito, Carmine Masiello, per il 163esimo anniversario dell’esercito italiano, e in questa occasione Mattarella ricorda l’importanza delle Forze Armate come garanzia di sicurezza per la nostra Repubblica. La quale, nei ragionamenti del Capo dello Stato, è investita da vicino in questa crisi che, cominciata oltre due anni fa, si va aggravando terribilmente, al punto che Macron - nel dissenso degli altri partner, tra cui il governo italiano - torna a insistere sulla necessità di inviare truppe di terra a sostegno di Kiev.

La festa delle Forze Armate si è svolta all’ippodromo militare di Tor di Quinto e ha partecipato anche Giorgia Meloni. In un clima, appunto, di allarme per ciò che sta accadendo alle porte dell’Europa. La situazione che Mattarella ben conosce è quella per cui le spese militari andranno aumentate, magari con il ricorso a un debito comune, a scapito di altre priorità. E nei prossimi anni - come è chiaro al Quirinale ed è chiaro a tutti - sarà necessario dare forma a una vera difesa europea, sia che Trump vinca la corsa alla Casa Bianca sia che venga sconfitto.

Il decreto

Questo è comunque il momento della preoccupazione, a tutti i livelli istituzionali e anche nell’intelligence, per lo sgretolarsi del fronte a Kiev.

Ci sarà infatti un nuovo decreto armi per l’Ucraina, il nono. L’incertezza riguarda i tempi. Da Palazzo Chigi non giungono indicazioni precise sulle tempistiche del nuovo pacchetto, ma quel che è certo è che Meloni è stretta tra due insidie.

Varare il nuovo provvedimento prima delle Europee significherebbe attirarsi i malumori della Lega. La quale, con Salvini e con i capigruppo parlamentari, sta manifestando tutta la sua contrarietà a nuovi invii di armi (per non dire di come il leader leghista sta bocciando la proposta Macron di boots on the ground). Alla fine, il Carroccio in questi due anni in Parlamento ha sempre votato sì al rifornimento di armi difensive per Kiev ma adesso, in campagna elettorale, potrebbero farsi più insistenti le resistenze di un partito che punta molto sull’elettorato pacifista o comunque non fortemente anti-putiniano.

E tuttavia, prima del G7 di Borgo Egnazia - che è in calendario dal 13 giugno - il governo italiano dovrebbe, e vorrebbe, mandare un segnale forte a Kiev. E i nuovi aiuti militari sarebbero il modo più appropriato per farlo. La partita, quindi, è molto delicata. Non solo sui tempi, ma anche sul contenuto del provvedimento, che in ogni caso sarà - come sempre - secretato. Il tema principale riguarda il Samp-T, il potente sistema di difesa aerea indispensabile contro gli attacchi russi.

L'Italia ha pochi di questi apparecchi e l'unico che potrebbe mandare a Kiev è quello che ha dato in prestito alla Slovacchia. Gli altri servono come scudo per il G7 e serviranno, tra non molti mesi, per il Giubileo. Nel frattempo, la linea Mattarella non cambia di una virgola da quella che è sempre stata: «Non possiamo arrenderci davanti alla ferocia del militarismo russo».


Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Maggio 2024, 14:57
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