Kenya, l'uomo che sussurra ai serpenti, tra corsi di sopravvivenza e show con i turisti

L'uomo che sussurra ai serpenti, tra corsi di sopravvivenza e show con i turisti: «Il Kenya è la mia casa»

di Alessandro Di Giacomo
Se un famoso libro degli anni Novanta raccontava di un uomo che sussurrava ai cavalli, in Kenya c’ un distinto signore che sussurra ai rettili. Se, infatti, vi capiterà di vistare la sua Crocodile Farm di Malindi potrete vedere con i vostri occhi Maria, una tartaruga di oltre 100 anni e pesante circa 90 kg, andargli vicino per farsi accarezzare quando la chiama.



Quest’uomo è Mark Easterbrook, nato a Nairobi nel 1951, da una famiglia inglese giunta in Kenya nel 1949. La sua passione per la natura, gli animali ed in particolare per i serpenti lo prende giovanissimo. A 10 anni cattura il suo primo rettile: “A scuola - racconta sorridendo - con gli amici ci scambiavamo serpenti come oggi i ragazzi si scambiamo i videogiochi. Li catturavamo nei nostri giardini, nei parchi, nel bush e per noi era un divertimento normale”.



Finita la scuola si trasferisce nel Nord del Paese, nella zona di Keaio Valley, ed inizia la sua professione di cacciatore di serpenti velenosi da destinare ad un istituto che produce gli antidoti per veleni: green mamba, vipere soffianti, black mamba, spitting cobra sono i suoi obiettivi quotidiani. “Ne presi talmente tanti che un giorno dall’istituto mi dissero che ne avevano abbastanza per i prossimi vent’anni. Fu quasi un colpo per me, a quel punto dovevo inventarmi un altro lavoro”.



Fu così che nel 1970 arriva a Casuarina, appena fuori Malindi, sulla costa Nord di Mombasa. Allora nasceva il turismo di massa e per sbarcare il lunario Easterbrook inizia a fare serate negli alberghi dove mostra i suoi serpenti agli impressionati turisti. “Ma organizzavo anche safari di caccia per gruppi di 5/6 persone che portavo con me a catturare i rettili della zona. Era emozionante per loro, senza dubbio. In quest’area del Kenya il più diffuso è il green mamba”.



Ma fu nel 1971 che Mark, senza volerlo, pose la traccia principale della sua vita. Raccolse 2 piccoli coccodrilli dalle reti dei pescatori del fiume Sabaki e li chiamò come i reali d’Inghilterra: Margareth e Charles. “Quei 2 piccoli sono ancora con me e dal 1990 hanno dato vita ad un allevamento di 600 esemplari. Dal 1993 sono stato, infatti, autorizzato dalle Autorità a rifornire di carne di coccodrillo a ristoranti e spacci della zona. Oggi produco meno carne perché il calo del turismo ha abbattuto la richiesta, ma ancora detengo moltissimi capi per questo scopo. Inoltre, per un periodo ho esportato anche la pelle di coccodrillo verso alcuni paesi europei, ma la nuova normativa legale kenyota e la tendenza del mercato internazionale hanno ridotto anche questa attività, che francamente non mi interessa”. Nella sua farm, inoltre, è possibile vedere tutti i principali serpenti (velenosi e non) di questa regione africana.



Qui si può vedere Maria rispondere al suo richiamo, ma è possibile avere una “relazione “ con un serpente?

“Maria è una tartaruga originaria delle Isole Seychelles, che presi nel giardino di un amico vicino a Mombasa 45 anni fa, e probabilmente risponde al suono della mia voce associandomi al cibo. I serpenti sono animali schivi, timidi, non attaccanco se non messi alle strette, non reagiscono se non incalzati. Se li ignorerete anche loro vi ignoreranno, andando ognuno per la sua strada. Penso abbiano una fama peggiore di quanto non siano”.



La vita avventurosa di Mark, tuttavia, non si limita ai serpenti. Collaborando strettamente con il Kenya Wildlife Service spesso è stato chiamato per aiutare allevatori o contadini a cui gli animali aggrediscono le mandrie o distruggono i raccolti. In una di queste misisoni fu anche caricato da un bufalo che lo ferì gravemente al busto ed oggi riporta ancora le conseguenze di quel trauma. Un’esperienza profonda della natura e dei suoi pericoli, dunque, che in tutti questi anni gli ha consentito anche di salvare la vita a 2 bianchi e una ventina di kenyoti morsi dai diversi serpenti letali della zona.



La sua grande conoscenza del territorio fu anche notata da un ufficiale dell’esercito inglese, che lesse il suo libro “East african snakes” pubblicato nel 1973: “Da questo incontro –ricorda- nacque l’iniziativa di organizzare dei corsi di sopravvivenza per alcuni gruppi di soldati: 5 settimane sul Tana River dove insegnai loro a riconoscere i tuberi e frutti commestibili, come procurarsi acqua potabile, intervenire contro i morsi velenosi, curare le ferite e ogni altra attività utile in caso di smarrimento in aree selvagge”.



Insomma, non sembra essersi mai annoiato. “Oggi la mia attività è legata strettamente al turismo, ma confesso – ammette Mark - di essere un po’ stanco. Tutti i miei animali richiedono grandi impegno e responsabilità, che condivido con mia moglie Carola. Mia figlia Melanie è un avvocato, vive in Germania e certo ama il Kenya, ma la sua strada è in Europa, non qui”.



Dopo una vita così particolare, allora dove si vede Easterbrook nel futuro?

“Il Kenya e Malindi saranno sempre la mia casa. Io mi sento profondamente un Mzungu, cioè un white african man, parlo correttamente lo swahili e il giriama, ma anche il tedesco, il francese e un poco di italiano. Vorrei viaggiare, vedere altro mondo oltre quello che ho già visitato. Una volta avevo una barca di 14 mt, ma adesso mi piacerebbe mollare gli ormeggi ed andare per mare”.




Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Marzo 2014, 11:56
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