Losanna in sneakers: un po' metropoli, un po' antico borgo
di Marco Berchi
Non può che iniziare da questa nota tra cronaca e storia la nostra rapida visita a Losanna e dintorni. Capitale del cantone svizzero del Vaud (regione-lago-ginevra.ch), incerta tra l'allure da metropoli e quella di grande borgo con tanto di mercato contadino (da vedere) nelle vie del centro storico, Losanna (lausanne-tourisme.ch) è da sempre in gara con la cugina e vicina Ginevra per il titolo di capitale della pace e delle trattative.
Là c'è la sede dell'Onu, qui quella del Cio e la scoperta della città deve per forza iniziare dal sorprendente Museo Olimpico (olympic.org/museum), riallestito nel 2013 e che vi accoglie nel parco omonimo iniziando subito a sfidarvi con 100 metri di tartan su cui competere con Usain Bolt e con l'asticella del record mondiale dell'alto sotto cui transitare all'ingresso.
Da lì in poi è una festa per tutti e un paradiso per gli sportivi: retorica sopportabile, molta tecnologia immersiva per passare dal mito di Olimpia all'immedesimazione con gli atleti nello stadio moderno, coinvolgenti esposizioni di decine di memorabilia (dalle scarpette di Owens e Mennea agli sci di Killy e alle borse vintage), filmati, retroscena dei villaggi olimpici. Roma, candidata 2024, rivede qui la fiaccola originale del '60, il plastico del palazzetto dell'Eur affiancato a quello dello stadio di Pechino, le telecamere delle prime dirette Rai.
LA FUNICOLARE
Dopo le ovazioni degli stadi si è pronti - grazie alla comoda metropolitana-funicolare - ad approdare ai silenzi della grande cattedrale protestante di Notre Dame in cui convivono un magnifico rosone gotico e un elegante organo disegnato da Giugiaro.
La guida di origine italiana (chiedere di lei a www.algt.ch) vi proporrà poi, per contrasto, di scendere nel quartiere moderno di Flon giusto per prendere le coordinate e tornarci alla sera, quando si anima per la locale movida. "Scendere", sì, perché Losanna assomiglia a un quadro di Escher, tra pendenze e contropendenze, ponti, avvallamenti e prospettive invertite.
Una cioccolata calda da Le Barbare lungo le scale di legno sotto la Cattedrale o qualcosa di più impegnativo al Cafè du Grütli poi si torna sul lungolago lasciando le viuzze storiche e i tranquilli e riservati quartieri residenziali.
Due le scelte: gita in battello sul Lemano (biglietti compresi nel Regional Pass; www.goldenpass.ch) oppure in auto, bici o trenino avventurarsi verso est alla scoperta di una meraviglia poco nota: i vigneti terrazzati di Lavaux, patrimonio Unesco dal 2007. Novecento ettari per 10mila terrazze su 40 livelli con 400 km di muretti, cantine, piccoli villaggi, sentieri e piste ciclabili di fronte al lago e alle Alpi regalano relax e sorprese in un paesaggio curato e modellato sin dal Mille.
Perdersi, nonostante le numerose degustazioni, è impossibile, grazie all'ottima segnaletica. Alla vineria Vinorama si vede un bel filmato storico-didattico, all'Auberge de l'Onde, nel piccolo borgo di Saint Saphorin, si può gustare una buona cucina slalomeggiando nella carta, dati i prezzi ahimè alti di tutta la regione. La gita del giorno successivo cambia completamente le prospettive. In auto o in treno si transita da Vevey - ci torneremo l'anno prossimo per il nuovo museo dedicato a Chaplin-Charlot - e si approda a Montreux. Il nostro obiettivo è il castello di Chillon (vedi box) ma una sosta in questa cittadina-archetipo del posto-da-ricchi-su-un-lago è d'obbligo. E per un motivo sorprendente: il "santuario" di Freddie Mercury e dei Queen. Stupiti? Se non siete stati fans della mitica band, può darsi.
IL JAZZ FESTIVAL
A Montreux la musica non è solo il famosissimo jazz festival estivo ma anche i Mountain Studios sede di alcune tra le più famose incisioni di Mercury & soci. Il carismatico front man ha una statua tutta sua sulla passeggiata di fronte al lago ma è qui, nella fedele ricostruzione degli Studios, che si visita (offerta libera a una fondazione contro l'Aids) all'interno del casinò che si apprezzano sound e stili dei Queen. Tra abiti di scena, appunti autografi, strumenti, video interviste e un banco in cui i visitatori possono remixare i brandi della band, si apprende che la magia ambientale (e fiscale...) di questi luoghi aveva ispirato a lungo non solo Mercury ma anche i Deep Purple.
Lo sapevate che "Smoke on the water" nacque qui dopo un incendio scoppiato durante un concerto di Frank Zappa? Di certo lo sanno i fans che tappezzano di graffiti adoranti - non solo tollerati ma suggeriti - muri e porta del retro degli studios. Si esce con nelle orecchie le note di "We are the champions". Un modo bizzarro per riportarci con la mente al Museo Olimpico. E forse anche alle trattative mediorientali.
Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Aprile 2015, 15:03
© RIPRODUZIONE RISERVATA