Andalusia, silenzi e luci senza tempo: istruzioni per un tour perfetto

Andalusia, silenzi e luci senza tempo: istruzioni per un tour perfetto

di Carlos Solito
«Sembra che non amiate la pace», dice Ramón Rojo. «Si può amare ciò che non si conosce e in cui non si crede?», risponde Joe lo Straniero. Direttamente dal celebre film Per un pugno di dollari del 1964, il primo della cosiddetta trilogia del dollaro diretta da Sergio Leone, nonché il terzo film nella classifica dei film italiani più visti di sempre con quasi 15milioni di spettatori. E nelle location dove fu ambientato, Gian Maria Volonté, Clint Eastwood, e tutto il cast, di pace ne sentirono tanta che, forse, davvero stentarono a crederci.

SCENARIO UNICO
Perché il Desierto de Tabernas è uno dei luoghi più affascinanti dell'Andalusia, una miniera di silenzi e venti. Un angolo d'Europa a gariga arida davvero insolito che sta ad appena trenta chilometri a Nord di Almería: ettari di cactus, burroni, sentieri e sterrati polverosi, pietre arse dal sole, colline segnate da crepe e pareti rocciose bacate da caverne che, spesso, custodiscono giacimenti preistorici, paleolitici e neolitici. Un unicum in tutto il vecchio continente che fa più rima coi paesaggi dell'Arizona, del Texas, del Messico piuttosto che col sud della Spagna. E infatti proprio per questo motivo (unitamente ai costi di produzione decisamente inferiori) Sergio Leone ambientò qui i suoi spaghetti western e con lui Giuseppe Colizzi con l'esordio dell'accoppiata Bud Spencer e Terence Hill in Dio perdona io no! (era il 1967). E ancora, nel 1968, Stanley Kubrick girò 2001: Odissea nello spazio. Nel 1987, Gabriele Salvatores, Marrakech Express e nel 1989, Steven Spielberg, Indiana Jones e l'ultima crociata.
Il lontano ovest dell'immaginario americano dell'Ottocento nel Mediterraneo, con tanto di villaggi western che nel corso dei decenni si sono spartiti le scenografie delle celebri pellicole: Mini Hollywood (prima Yucca City), Fort Bravo (noto anche come Texas Hollywood) e Western Leone costruito apposta nel 1968 per le riprese di C'era una volta il West.

LA PARTENZA
Ma è dalle sponde del Mediterraneo che parte il tour in questo pezzo di Spagna: da Almería. Il capoluogo di provincia, già porto dei romani e visigoti, merita un'immersione nel Barrio de la Chanca e nell'antica Medina da attraversare toccando, prima, la Puerta Purchena, la Iglesia de San Juan, le piazze Veja, de Bendicho e San Pedro. Sopra a tutto, in posizione panoramica, dominano le alte e possenti muraglie dell'Alcazaba del XI secolo, la più grande fortezza islamica di tutta la Spagna. Da non perdere anche la Catedral gotica per poi puntare verso Nord. Si arriva nell'abitato di Vera, protetta da monumentali mura e torri merlate, per visitare la scenografica Plaza Mayor con la chiesa fortificata di Nuestra Señora de la Encarnación e si continua fino alle celebri spiagge di Puerto de Rey, Mojácar e quelle infinite di Carboneras con lunghi arenili di sabbia e ciottoli. Anche se il vero motivo per spingersi così a est è per il più importante luogo marino del levante almeriense: il parco naturale de Capo de Gata. Riserva della biosfera Unesco, è ricco di spiagge intatte, fasce dunali, saline punteggiate da mulini e fondali trasparenti cinti da piccole falesie sulle quali crescono le palme nane.

GARCÍA LORCA
Oltre la Sierra Nevada, passando per l'A92, si arriva a Granada in poco più di un'ora e mezza. Oriente e occidente, islam e cristianesimo, qui si fondono in una maniera sublime nella cornice di una delle città più uniche del Mediterraneo la cui bellezza si riassume in un detto spagnolo: «Chi non ha visto Granada, non ha visto nulla».

Ma la città più bella dell'Andalucia è soprattutto la patria e la musa di Federico Garcia Lorca, il poeta omosessuale ucciso dalla Spagna tradizionalista, che tra le tante dediche scrisse: «Le ore lì sono più lunghe e più gustose che in nessun'altra città della Spagna. Ha crepuscoli complicati di luci costantemente inedite che sembrano non terminare».

PATRIMONIO MONDIALE
Visitarla vuol dire mettere in conto tanto stupore a partire dal simbolo della presenza musulmana: l'Alhambra. Patrimonio mondiale dell'umanità, monumento più ambito del turismo nazionale, l'antica cittadella dell'Alcazaba ha un volto robusto e fortificato (nacque a scopi militari) e un cuore monumentale e gentilizio di palazzi, patii, cortili, fontane, giardini e archi moreschi. Nel Casco Antiguo, invece, partendo dall'ampia Plaza Bib Rambla, si corre a visitare la chiesa rinascimentale più importante della Spagna: la Catedral in stile gotico dalla stupefacente facciata barocca. Infine, un altro patrimonio Unesco è l'antico quartiere arabo dell'Albaicín dove tra ragnatele di stradine in pietra, sale da tè, patii e balconi fioriti si arriva sullo scenografico belvedere della chiesa San Salvador. Qui tocca sedersi sui grandi cuscini e ammirare la dirimpettaia Alhambra al tramonto. Poco più avanti le grotte gitane del Sacromonte sono da frequentare a sera nelle quali va in scena il flamenco.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 28 Marzo 2019, 14:21
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