L'ufficio "in paradiso"? Si può: ecco i posti più belli del mondo dove lavorare con il computer

L'ufficio "in paradiso"? Si può: ecco i posti più belli del mondo dove lavorare

di Simona Orlando
Nell'era ipertecnologica, l'ufficio può essere una capanna sulla spiaggia, bastano un computer e una buona connessione. E' così che la generazione dei nomadi digitali si guadagna da vivere, spostandosi da un paradiso tropicale all'altro e mantenendosi rigorosamente on line. Si tratta di professionisti itineranti ma non meno efficienti, sparsi negli angoli più belli del globo, e spesso sono le stesse aziende a spedirceli, risparmiando sugli affitti nelle sedi centrali e approfittando della produttività di chi è felice sul lavoro.
Siccome i posti più esotici ed economici sono anche quelli con la connessione peggiore, pullulano le agenzie di viaggio che organizzano questa sorta di transumanza, anche nelle zone più remote, garantendo alloggi sicuri e la sacra imprescindibile velocità internettiana. Roam è uno dei network più noti, la sua oasi è a Ubud, sull'isola indonesiana di Bali, e per 450 euro a settimana offre appartamenti di lusso, piscina, wi-fi a prova di bomba e postazioni di co-working sotto pagode di paglia con amache annesse. Hacker Paradise è specializzata in viaggi per programmatori e designer, ha distaccamenti in Vietnam, Estonia, Thailandia, Taipei, e ora anche a Palermo, ma i soggiorni sono massimo di tre mesi, 40 persone a turno, costa dai 200 ai 350 a settimana e il tutto è detraibile dalle tasse. Wi Fi tribe si dedica invece ai più creativi, così a turno, ogni sei settimane, venti fra fotografi, musicisti e scrittori, condividono ville in America Latina, Costa Rica e Giamaica le più gettonate, per 750 euro al mese. A settembre parte anche WiFly Nomads, destinazione Indonesia, ma qui la tribù è tutta da formare, infatti offre seminari su come diventare free lance di successo, guadagnare passivamente con l'e-commerce o convincere il capo a lasciarti lavorare a distanza.

YOGA
Il tutto fra una lezione di yoga e una di meditazione, con cena conclusiva sulla baia al tramonto. Digital Outoposts predilige le isole thailandesi e i faticatori in infradito qui alloggiano in bungalow di lusso sotto le palme. Per gli estremisti c'è Refuga, che si occupa di spedizioni mirate a creare spirito di gruppo. Non a caso ha ospitato già 500 fra impiegati di Apple e Facebook, finiti a scalare il Kilimangiaro, attraversare l'India in bici, correre con i keniani o scoprire l'inaccessibile Corea del Nord. Si sa, gli imprenditori tecnologici devono essere ambiziosi.
Insomma esiste un tipo di migrazione che non ha problemi a varcare i confini ed è tollerata perché non toglie lavoro ai locali. Ma non c'è per forza bisogno di costose agenzie. Chi ha iniziativa privata ed è disposto a passare un periodo di assestamento, si rivolge a piattaforme tipo Upwork, Freelance, Moonlighting, veri e propri uffici di collocamento on line. Il libero professionista (parliamo di milioni di utenti attivi) carica il suo curriculum e compenso orario e il cliente sceglie fra le competenze globali, perché non è detto che il professionista migliore sia il più vicino. Intanto, l'ingaggiato svolge il compito da qualsiasi luogo, i prescelti si trovano su Nomadlist.
La meta numero uno? Chiang Mai in Thailandia, dove si vive da re con meno di 500 euro al mese, oppure Ho Chi Min City, Vietnam, votata per costo della vita, qualità dell'aria, wi fi e disponibilità alle nuove start up. Non è tutto rose e fiori. Chi si è già trasferito dà consigli su social e blog e avvisa che inizialmente il senso di solitudine e smarrimento può essere prepotente, sebbene si stiano creando ovunque comunità digitali. Comunità, non comuni hippie, perché il rendimento e il profitto contano eccome. E' necessaria affabilità, capacità di adattamento a luoghi e persone diverse: i nomadi digitali non vanno a caccia di tigri e in giro sugli elefanti, si comportano come autoctoni, non da turisti. Va scelta una buona assicurazione sanitaria e una affidabile banca internazionale. Dati i continui spostamenti, urge avere una cassetta postale dove farsi recapitare i pacchi e fare attenzione alle scadenze dei visti. Bisogna autoimporsi equilibrio e costanza, perché senza orari e controlli, si finisce per lavorare il doppio o la metà, a seconda del carattere. Chi ha clienti sparsi per il mondo, ha il problema del fuso orario, e la soluzione è stare al computer sì 12 ore al giorno, ma a intermittenza e con lunghissime pause. Il bello non comincia per forza quando si stacca la spina.
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Marzo 2017, 09:36